Il più grande, potente e complesso telescopio spaziale mai realizzato, l’attesissimo James Webb, ha compiuto un passo fondamentale verso il suo completamento: negli stabilimenti della Northrop Grumman a Redondo Beach, in California (Usa) i tecnici hanno collegato per la prima volta con successo le due parti del telescopio infrarosso voluto dalla Nasa. L’operazione è consistita nel sollevare e far coincidere il telescopio vero e proprio di Webb – che include gli specchi esagonali ripiegati e gli strumenti scientifici – con lo scudo termico ripiegato e il modulo di navigazione, questi ultimi già combinati precedentemente. Le due parti sono state connesse meccanicamente: i passaggi successivi prevedono di collegarle elettricamente e quindi testare che tutto funzioni a dovere.
Entrambi i componenti principali della sonda sono già stati individualmente sottoposti a “torture” e condizioni ambientali simili a quelle che incontreranno durante il lancio e lo svolgimento in orbita della missione. Ora che Webb è un osservatorio completamente assemblato, dovrà sottoporsi a ulteriori test ambientali e di corretta distribuzione del peso per garantire il successo della missione.
Realizzato grazie a una collaborazione tra le agenzie spaziali di Stati Uniti, Europa e Canada, il sospirato fratello maggiore del telescopio spaziale Hubble dovrebbe essere lanciato nel 2021, ben quattordici anni dopo la prima data ipotizzata, con un razzo Ariane 5 dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese.
In realtà Webb ha ben poco in comune con Hubble, a partire dallo specchio segmentato 10 volte più grande e dalla predilezione per le osservazioni nell’infrarosso: i 5 strumenti principali di Hubble osservano nel vicino ultravioletto, nel visibile e nel vicino infrarosso. Inoltre, mentre Hubble opera in orbita intorno alla Terra, Webb opererà a oltre un milione e mezzo di chilometri dalla Terra e non potrà quindi essere raggiunto dagli astronauti per eventuali missioni di riparazione.